La casa di Arlecchino a Bergamo, in un piccolo borgo della provincia, ad Oneta, un piccolo borgo di 71 abitanti facente parte del comune di San Giovanni Bianco in provincia di Bergamo.

Un borgo del quattrocento composto da una chiesa e pochissime case ristrutturare in modo da mantenere la struttura originale.

Passeggiando tra le vie acciottolate del borgo si respira un’aria d’altri tempi e ci si può facilmente immaginare la vita all’epoca delle invasioni barbariche da cui, con buona probabilità, risalgono le origine del paese.

All’interno di questo borgo, nella tranquillità della Valle, si trova la casa di una delle maschere più famose d’Italia: Arlecchino!

Il forte legame della Val Brembana con questa maschera si percepisce sin dall’ingresso in valle.

A Villa d’Almè infatti, alla rotatoria che porta in Val Brembana, è presente la statua di Arlecchino più grande al mondo; è alta 5m e pesa di 18 tonnellate.

La statua è stata realizzata in marmo di Carrara e arabesco orobico, un marmo grigio estratto da una cava di Camerata Cornello, un altro bellissimo borgo che vi consigliamo di visitare.

LA STORIA DI ARLECCHINO

Ancora oggi la vera storia di Arlecchino non si conosce con certezza ma, storicamente, viene legata alla famiglia Grataroli che viveva ad Oneta nella casa signorile dove oggi sorge il museo.

A metà del quattrocento Bergamo diventa parte della Serenissima Repubblica di Venezia e molti bergamaschi, soprattutto della Val Brembana, per scampare alla miseria e alla vita dura delle valli, migrano in laguna in cerca di fortuna.

Si pensa quindi che anche la famiglia Grataroli facesse spesso viaggi a Venezia portando con sé molti dei suoi servi.

Uno di questi servi aveva probabilmente spiccate doti “comiche” che esibiva nelle piazze e nelle fiere dando così vita alla figura dello Zanni.

Zanni è l’espressione dialettale del nome Gianni, un tempo molto diffuso in bergamasca.

Venivano quindi identificati come Zanni, i servi poveri, sciocchi ed imbranati provenienti dalle valli bergamasche.

Si pensa che le primitive gestualità dello Zanni siano state ispirate dall’Homo Selvadego, una figura tipica delle comunità alpine rappresentata da un uomo irsuto, vestito di pelli e con un randello in mano.

Nella casa museo è presente un affresco che rappresenta proprio l’Homo Selvadego e sotto il quale si può leggere questa frase: “Chi non è de cortesia non intragi in chasa mia, se ge venes un poltron ge darò col mio baston”.

L’Arlecchino che oggi conosciamo infatti viene sempre rappresentato con in mano il bastone impegnato a dare randellate a chi lo fa arrabbiare.

Un secolo più tardi la figura dello Zanni si unisce alle maschere della Commedia dell’Arte assumendo una doppia personalità; a volte scaltro ed imbroglione (nasce così Brighella), a volte sciocco ed imbranato dando vita a Pulcinella ed Arlecchino.

Il nome Arlecchino

Viene attribuito alla maschera da un attore italiano, Alberto Ganassa che, quando decide di interpretare questo personaggio alla corte francese, sceglie come nome d’arte quello di un diavolo (Hellequin) che, in antiche leggende del duecento, si diceva spaventasse i sempliciotti.

Visitando la casa museo di Arlecchino ad Oneta potete ascoltare tutte queste storie in modo sicuramente molto più approfondito.
Il costo per l’ingresso alla casa museo è di 1,5 euro ma, con 3,5 euro, avrete la visita guidata.

Vi consigliamo la visita guidata perchè è l’unico modo per ascoltare l’affascinante storia della maschera di Arlecchino!

All’interno della casa museo ci sono anche molti affreschi.

Quelli presenti nella sala dove si presume si riunivano i personaggi illustri del paese per prendere decisioni importanti, sono davvero interessanti e la guida ve li racconterà e spiegherà nei minimi dettagli.

Per chi vive a Bergamo, sarà divertente vedere gli stemmi araldici di alcuni dei cognomi più famosi della bergamasca come Rota, Tasso ecc che sono dipinti sulle pareti della “sala del consiglio” (passateci il termine).

Magari ci troverete anche quello del vostro cognome!