Siamo appena tornati da una breve vacanza a Torino durante la quale abbiamo scoperto una città meravigliosa, ricca di tradizioni ma anche di modernità.
In questo articolo vi proponiamo il nostro programma di viaggio; 5 giorni alla scoperta di una Torino da visitare e … da gustare!
GIORNO 1
Siamo arrivati a Torino in tarda mattinata.
Nemmeno il tempo di depositare i bagagli nell’appartamento che ci ospiterà (e di cui parleremo più avanti) ed è subito ora di pranzo.
PRANZO ALLA FASSONERIA
Per il primo pranzo decidiamo di assaggiare la Fassona, la tipica carne piemontese.
Enzo e Ofelia sono due amanti della “ciccia” e non vedevano l’ora di provarla.
Con il termine “Fassona”, si indica la carne del bovino di Razza Piemontese, una carne magra e di altissima qualità anche grazie alla presenza di omega 3 e omega 6.
Per assaggiare la carne di Fassona abbiamo prenotato un pranzo alla Fassoneria, un ristorante in cui le carni vengono fornite e garantite direttamente dagli allevatori.
Alla Fassoneria si trovano le tipiche carni crude battute al coltello, le carni alla griglia e hamburger davvero sfiziosi. Come il Nocciolaburger, il perfetto conubbio tra due prodotti tipici piemontesi: la Fassona e la granella di nocciole usata per impanare l’hamburger. Il risultato è davvero sorprendente!
E se viaggiate con un vegano? Incredibile ma vero, alla Fassoneria trovate anche la versione Veg degli Hamburger
La Fassoneria si trova a Torino in Piazza Emanuele Filiberto 4 https://www.fassoneria.it/
Vicino al ristorante ci sono alcuni parcheggi multipiano ma attenzione al sabato a pranzo. Il sabato mattina infatti, a Porta Palazzo, si tiene uno dei mercati all’aperto più grandi di Torino. Il mercato è molto frequentato pertanto può diventare un problema parcheggiare nei dintorni ma anche semplicemente passare da quelle parti.
POMERIGGIO AL MUSEO EGIZIO
Gli Egizi sono uno degli argomenti del programma di storia di 4^ elementare. Nostra figlia li ha studiati lo scorso anno e ne è rimasta totalmente affascinata pertanto non potevamo visitare Torino senza fare una tappa al Museo Egizio.
Il Museo Egizio è il più antico museo del mondo dedicato interamente alla cultura egizia.
E’ nato nel 1824 grazie al re Carlo Felice di Savoia che ha acquistato una collezione di ben 5.628 pezzi.
Oggi nel museo sono esposti circa 6.500 reperti archeologici, ma più di 30.000 sono depositati nei magazzini. Questi ultimi vengono mostrati a rotazione in modo che tutti, con il tempo, possano avere la possibilità di vedere l’intera collezione.
Il percorso all’interno del museo è lungo circa 2,5km ed è diviso su 4 livelli.
Se desiderate visitare il museo in autonomia, vi consigliamo comunque di acquistare l’ audio guida; gironzolare “a casaccio” rischia di essere poco efficace.
Noi abbiamo optato per un tour guidato della durata di 90 minuti che ha un costo aggiuntivo, rispetto al costo del biglietto, di 7,00 euro a persona.
La visita guidata non può toccare tutte le aree del museo ( in 90 minuti sarebbe impossibile) ma, una volta terminata, ci si potrà fermare per tutto il tempo che si desidera e visitare i reperti che sono stati saltati.
Attenzione: i biglietti del museo possono essere acquistati esclusivamente on-line accedendo a questa pagina https://egizio.museitorino.it/
MERENDA ALLA GOFRERIA PIEMONTEISA
A pochi passi dal Museo Egizio, nel cuore di Torino, abbiamo scovato un locale davvero particolare.
Si tratta della Gofreria Piemonteisa, dove si può assaggiare uno Street Food originale Piemontese.
Dopo anni di ricerche, il sig. Dario Mauro, il proprietario, ha scoperto due antichi piatti delle Valli piemontesi e li ha trasformati in Street Food portandoli in città.
Si tratta dei GOFRI e delle MIASSE.
I gofri sono prodotti tradizionali della Val Chisone e della Val di Susa e sono arrivati in Piemonte intorno al 1700 dalla vicina Francia dove già si consumavano le gaufres (o waffle).
Si pensa che le donne piemontesi migrate in Francia per svolgere varie mansioni, abbiano conosciuto le gaufres e le abbiano poi portate in Piemonte rivisitandone la ricetta.
Entrambi (gofri e gaufres) sono caratterizzati da una struttura a nido d’ape (da cui deriva il loro nome) ma, mentre le gaufres sono prodotte anche con latte, burro e uova, i gofri sono realizzati solo con farina, acqua e lievito.
I gofri piemontesi sono quindi leggeri e friabili e, non contenendo zucchero, possono essere abbinati sia ai dolci che ai salati.
I gofri venivano inizialmente utilizzati come sostituti del pane quando, nei mesi invernali, gli abitanti che vivevano in quota non riuscivano a raggiungere le valli per cuocere il pane, oppure come cibo per chi lavorava nei pascoli o nei campi e restava lontano da casa diverse ore al giorno.
Successivamente la produzione dei gofri è andata via via diminuendo tanto che oggi la si può trovare ( e non sempre) solo durante le sagre e le feste di paese.
Per fortuna ci ha pensato il sig. Dario a riprendere questa tradizione che poteva anche rischiare di scomparire.
Veder preparare i gofri all’interno della Gofreria, ci ha fatto sentire quasi come in montagna.
Sarà per il profumo che sprigionano o per il contenitore dove viene preparato l’impasto che ricorda molto il secchio del latte utilizzato negli alpeggi? Non saprei!
Quello che so è che, come in montagna, dopo pochi minuti all’interno della Gofreria, è venuta a tutti una gran fame.
I gofri oggi vengono preparati versando l’impasto su una particolare piastra elettrica in grado di imprimere la tipica struttura a nido d’api.
Un tempo invece venivano realizzati in casa, utilizzando le gofriere, due piastre in ghisa incise con il classico reticolo che venivano scaldate sulla stufa o sulle braci del camino.
Per evitare che l’impasto si attracchi, le piastre vengono tradizionalmente spennellate con lardo ma, per una versione più leggera e neutra, il sig. Dario utilizza il burro.
Un prodotto così delizioso ha bisogno di ingredienti di prima qualità, ed è proprio quello che si fa alla Gofreria Piemonteisa che, per esempio, utilizza la farina macinata quotidianamente a pietra.
Altra specialità proposta dalla Gofreria Piemonteisa, sono le Miasse.
Le Miasse hanno origini Walser e sono presumibilmente arrivate in Piemonte intorno al 1500.
Si tratta di cialde croccanti realizzate con acqua e farina di mais; una ricetta semplicissima ma in grado di sprigionare sapori incredibili.
Chi, come me, è nato in Lombardia una quarantina d’anni fa, capirà benissimo il significato di ciò che sto per dire!
Le miasse mi hanno fatto fare un tuffo nel passato perchè il loro sapore ricorda quello della crosticina che si stacca dal paiolo della polenta e che noi bambini non vedevamo l’ora di mangiare; un gusto inconfondibile!
Non a caso, il termine miasse, in italiano “meligacce”, indica proprio le croste di “meliga” (mais).
Questo prodotto dalla forma rettangolare e grande più o meno come la carta da lettere, viene farcito con salumi e formaggi (a volte anche con dolci) e poi chiuso a libro per essere gustato.
Per una questione di praticità, alla Gofreria, le miasse vengono cotte con un fornetto elettrico ma la ricetta originale prevede la cottura tra due piastre poste sulle braci del camino.
Anticamente queste piastre erano di pietra, poi si è passati a placche in ferro trattenute al centro da una cerniera e dotate di lunghi manici.
La Gofreria Piemonteisa è specializzata in gofri e miasse (non troverete altra scelta) che vengono però proposte in molte varianti di altissima qualità.
Si può decidere di acquistare uno di questi prodotti da consumare mentre si passeggia per il centro ma ci si può anche fermare all’interno del locale e gustarli in tutta tranquillità.
Qui vi renderete conto dei numerosi riconoscimenti che la Gofreria ha ricevuto anche grazie alla capacità di riportare in vita antiche tradizioni.
L’ultimo? Il titolo di Maestro del Gusto 2023-2024!
Come dicevamo inizialmente, la Gofreria Piemonteisa si trova nel pieno centro della città ma, camminando tra le vie, potreste anche non individuarla facilmente.
L’insegna del locale è infatti molto semplice quasi volesse rappresentare la popolazione piemontese; pratica e riservata!
Se vi trovate a Torino però non potete perdervi questa occasione e per questo vi lascio l’indirizzo corretto in modo che possiate passare a trovare il sig. Dario che vi affascinerà con i suoi prodotti e i suoi racconti.
Gofreria Piemonteisa, via S. Tommaso 7
CENA – PIZZA AL PADELLINI
Un altro piatto tipico Torinese che si deve assaggiare, è la pizza al padellino (o al tegamino), così chiamata perchè preparata all’interno di un tegame privo di manici.
Se è vero che l’Italia è la patria della pizza e che si può trovare una pizzeria ad ogni angolo del nostro Paese, è altrettanto vero che la pizza al padellino si può gustare solo in terra Sabauda (anche se sta iniziando ad espandersi).
Fino a 40 anni fa la pizza al padellino era l’unica consumata in Piemonte poi, con l’avvento delle pizzerie Napoletane, è uscita un po’ di scena per ritornare in auge negli ultimi anni.
Si pensa che la ricetta sia nata nel ‘900. La leggenda narra che un pizzaiolo, per portarsi avanti con il lavoro, preparasse la sera prima le teglie in cui stendeva la pasta con un po’ di pomodoro. In questo modo accelerava i tempi di produzione dando vita alla pizza al tegamino torinese.
Al di là delle leggende, forse l’ipotesi più plausibile della nascita della pizza al padellino è legata alla migrazione di famiglie liguri e toscane verso il polo industrializzato di Torino.
Molte pizzerie torinesi nacquero proprio da famiglie Toscane che portarono in città la Farinata, tipico piatto della loro terra, e non è un caso che la farinata venga cotta nello stesso tegame in cui oggi si cuoce anche la pizza la padellino!
Tutt’ora, se vi siederete in una pizzeria torinese, assisterete ad una tradizione molto curiosa; gli avventori ordineranno qualche fetta di farinata da gustare prima dell’arrivo della pizza.
La pizza al padellino ha tempi di maturazione più lunghi della pizza Napoletana (circa 24 ore) e il condimento viene messo prima, lasciandolo poi riposare fino al momento della cottura.
E’ soffice e croccante, ha una dimensione più piccola della pizza classica (un panetto pesa circa 180g e viene stesa in un tegamino da 20 – 25 centimetri ) tanto che si dice essere ideale per i bambini mentre gli adulti ne mangiano anche un paio, magari assaggiando due gusti differenti.
Il sapore della pizza al padellino è inconfondibile: leggermente “unta” per via dall’olio che si mette nel tegamino, è una via di mezzo tra una focaccia e una pizza in teglia.
Dove magiare un’ottima pizza al padellino? A Torino si ha solo l’imbarazzo della scelta; ne troverete sicuramente almeno una nella zona che state visitando.
Se volete qualche suggerimento, Guida Torino ha stilato l’elenco delle 15 migliori pizzerie al padellino che potrete consultare seguendo questo link https://www.guidatorino.com/le-migliori-pizzerie-al-tegamino-di-torino/
Noi abbiamo provato quella della Pizzeria da Michi, un locale storico aperto nel 1972 e che ancora gode della fiducia dei torinesi; era pienissimo.
La pizza al padellino era ottima (almeno per il nostro gusto da inesperti) ed il personale gentile e anche molto simpatico.
GIORNO 2
COLAZIONE IN UN CAFFè STORICO DI TORINO
A Torino si possono trovare numerosi Caffè Storici, locali eleganti risalenti all’ 800 nei quali e possibile fare un incredibile viaggio nel tempo stando seduti tra preziosi specchi, tappezzerie, candelieri e bellissime tazze in porcellana.
L’Associazione Caffè Storici ha avviato la richiesta di riconoscimento dei caffè come Patrimonio dell’UNESCO per proteggerli dai possibili cambiamenti dovuti al tempo e alle varie proprietà.
Ma quali sono questi caffè storici? Di seguito ve ne indichiamo alcuni.
- Caffè Al Bicerin dove è stata inventata l’omonima bevanda, diventata ormai tipica della città
- Caffè Baratti
- Caffè Elena dove Carpano perfezionò la ricetta base del vermouth
- Caffè Fiorio 1780 dove era solito sedersi Re Carlo Alberto con i suoi funzionari. E’ qui che è stato sdoganato il cono gelato in un’epoca in cui (i primi del ‘900) consumare cibi per strada era considerato sconveniente
- Caffè Mulassano dove venne inventato il Tramezzino tanto apprezzato da Gabriele D’Annunzio
- Caffè Platti 1875 dove oggi, come all’epoca, si servono pasticcini mignon creati per agevolare le merende delle signore borghesi
- Caffè Torino
- Gelateria Pepino inventore del primo gelato su stecco ricoperto di cioccolato
- Stratta famoso per le caramelle
- Pasticceria Ghigo dal 1870
Ed è proprio alla Pasticceria Ghigo che abbiamo fatto la nostra prima colazione a Torino.
La Pasticceria si trova in Via Po 52/b sotto i portici e a pochi passi da Piazza Vittorio Veneto.
La Pasticceria non ha tavolini all’interno e se si vuole restare al caldo, ci si deve accontentare di stare al bancone (non sempre comunque si trova posto).
All’esterno ci sono alcuni tavolini riscaldati da stufe a colonna perciò, anche in inverno, ci si può sedere fuori, magari gustando una buona cioccolata calda.
Attenzione però, il costo del servizio è piuttosto elevato.
La scelta di dolci è incredibile e scegliere tra frollini, biscotti piemontesi, cioccolatini, croissant ecc non è facile.
Il nostro sguardo tuttavia è caduto subito su una serie di “cupole” bianche come la neve e dall’inconfondibile profumo di burro e zucchero.
Abbiamo scoperto che si tratta della famosa “NUVOLA” di Ghigo, un prodotto dolciario realizzato solo in questa pasticceria e solo nel periodo natalizio. Noi siano arrivati a fine gennaio e stavano producendo le ultime; per fortuna siano riusciti ad assaggiarle.
La NUVOLA assomiglia ad un pandoro (viene usato lievito naturale per preservarne morbidezza) che viene però ricoperto di crema di burro e poi spolverato con zucchero a velo.
Il risultato? Una Nuvola che si scioglie in bocca!
Questo dolce torinese è stato prodotto per la prima volta dalla Pasticceria Ghigo agli inizi del ‘900, prendendo spunto dal pandoro tradizionale. La ricetta è tutt’ora segreta ma non c’è Torinese che, nel periodo Natalizio, non faccia la coda fuori dalla pasticceria per assaggiare questa golosità.
La Pasticceria Ghigo produce la NUVOLA in diversi formati: la monoporzione, perfetta per una merenda (6€) e i formati maxi da 1kg o 2kg (a circa 45€ al kg).
PASSEGGIARE PER LA CITTà
Per la nostra seconda giornata a Torino abbiamo scelto di passeggiare per la città alla ricerca di luoghi insoliti, opere d’arte singolari, passage “parigini” e luoghi esoterici o portafortuna; un modo diverso per far camminare anche i bambini senza farli annoiare.
- LUOGHI INSOLITI
- La Fetta di Polenta (via Giulia di Barolo 9). Si tratta di un edificio progettato da Antonelli (lo stesso che progettò la Mole Antonelliana) più per scommessa che per una vera esigenza. Visto che il proprietario del terreno attiguo non voleva vendergli la sua porzione, Antonelli dimostrò che era possibile costruire un edificio anche in uno spazio limitato. Ne uscì un palazzo che, su un lato, è largo solo 54 cm. L’edificio ricorda proprio una fetta di polenta sia per la sua forma che per il colore giallo con cui è stato dipinto ma il suo vero nome è Casa Scaccabarozzi, dal cognome della moglie di Antonelli con la quale visse nel palazzo per diversi anni. Inizialmente infatti nessuno voleva vivere all’interno dell’ edificio; erano tutti terrorizzati dalle dimensioni. Casa Scaccabarozzi però resistette allo scoppio di un Polverificio e al terremoto del 1887. Per apprezzarne la forma vi suggeriamo di girargli attorno restando con il naso all’insù.
- I Palazzi con le palle di cannone. Le palle di cannone infisse sulle facciate dei Palazzi sono anche chiamate proietti commemorativi e servono per ricordare i bombardamenti che Torino ha subito nel 1706 (da parte delle truppe francesi) e nel 1799 (da parte di quelle napoleoniche) e dai quali ne uscì vittoriosa. Le palle di cannone simboleggiano la resistenza della città e, a Torino, se ne trovano ben 16. Noi abbiamo cercato quelle in Piazza San Carlo; non sono facilissime da trovare! Fare una caccia a tesoro con i bambini può essere divertente
- Condominio verde 25 (via Gabriele Chiabrera 25). Si tratta della prima “foresta” abitabile costruita in città. Al di là della sua ecosostenibilità, di cui parleremo tra un attimo, la particolarità del Condominio Verde 25 è la struttura tutta in acciaio con la quale sono state realizzate piante per simulare una moderna casa sull’albero. E’ il primo esperimento di bio-architettura che ha preso vita nel 2007. Non si tratta di un semplice palazzo nel quale sono state inserite delle piante (vedi giardino verticale di Milano). L’edificio è composto da 63 unità abitative tutte diverse tra loro e con terrazzi sui quali sono stati piantati 150 alberi ad alto fusto in grado di produrre 150l di ossigeno all’ora. La scelta delle piante è stata fatta anche con un criterio architettonico e vengono lasciate crescere allo stato naturale. Questo fa sì che, in ogni stagione, il Condominio Verde 25 assuma un aspetto unico. Gli alberi inoltre evitano gli sbalzi climatici e attenuano i rumori esterni.
- OPERE D’ARTE SINGOLARI
- Eco (Via G.Verdi 39) un’ opera scultorea di Marc Didou. La statua è alta più di due metri e rappresenta due volti, uno dritto e l’altro rovesciato, che gridano insieme portando le mani vicino alla bocca come a volere amplificare il suono. L’opera esprime il desiderio di comunicare e per questo è stata posizionata accanto alla sede dell’Università di Torino. Pare che all’interno della statua sia stato creato anche un sistema idrico che rappresenta i due fiumi della città (la Dora e il Po). Teoricamente, avvicinando l’orecchio alla statua, si dovrebbe sentire il rumore dell’acqua. Noi non siamo riusciti a sentire nulla, forse all’esterno c’era troppo rumore!
- The Big Testone (cortile di Palazzo Villa, nella zona di passaggio che collega via Giuseppe Luigi Lagrange con Piazza San Carlo) un’opera di Andrea Salvatori. E’ un omaggio alla statua del David di Michelangelo di Firenze. Lo stile di Andrea Salvatori è quello di lasciare spazi da riempire che differenziano le sue opere da quelle originali. La vera opera d’arte sta quindi all’interno! Nel Big Testone si possono vedere delle stelle su sfondo azzurro e qualche monetina che i visitatori lanciano esprimendo un desiderio.
- Palazzo del Piercing detto anche “Baci Urbani” (piazzetta Corpus Domini al civico 19) un’opera di Corrado Levi in collaborazione con Cliostraat. Rappresenta le anime contrastanti della città Sabauda, moderna e ribelle da un lato (il piercing), elegante e distinta dall’altro (il palazzo del Settecento su cui è posto). Osservando con attenzione, ai lati dell’anello in metallo si possono notare delle gocce di sangue; blu da una parte (l’animo nobile) e rosso dall’altra (quello proletario).
- Onde fluttuanti (piazzetta Andrea Viglongo) un’opera di Nancy Dwyer. Sulle pareti di un edificio, nel 2001, sono apparse misteriose scritte. Si tratta della parola “più” incisa su lastre ondulate di alluminio in 5 lingue diverse: PIU’ – MORE – MEHR – MAS – PLUS. Bellissimo osservare la proiezione delle parole sulla parete al passare delle ore del giorno. Le ombre si muovono continuamente e sarebbe bellissimo passare dalla piazzetta più volte durante la giornata per vederle cambiare!
- T’ Oro dalle corna d’oro (via delle Orfane 20) un’opera di Richi Ferrero che immortala il “simbolo” di Torino nel gesto di sfondare un muro.
- The Big Bear (via G. Bidone 30) un’ opera 3d di Bordalo II, un artista pioniere dell’ arte ecologica. Vista da lontano l’opera appare come un grande orso alto circa 8 m ma è da vicino che si apprezzano i dettagli dei materiali con cui è stata realizzata; oggetti che l’uomo butta, inconsapevole di essere la causa della propria distruzione. Oltre al messaggio ambientalista The Big Bear è anche un omaggio all’orsa Daniza uccisa in Trentino nel 2014. Un’opera che fa riflettere sotto molti punti di vista e che vale la pena di visitare e commentare anche con i bambini.
- Before I Died (via G. Bidone 30) un’opera di Andrea Spoto che si trova praticamente sullo stesso muro del Big Bear. E’ e una lavagna nera sulla quale chiunque può scrivere un desiderio o un pensiero. Ricordatevi quindi di portarvi un pennarello o un gesso
PASSAGE “PARIGINI”
Passeggiando per la città è facile incappare in una delle sue Gallerie Coperte e, se non ci arrivate casualmente, vi consigliamo una visita ad almeno una delle 3 più famose.
Le Gallerie Coperte di Torino, si ispirano ai “passage” francesi già famosi nel 1700.
A Torino arrivarono solo 100 anni dopo ma sono diventate parte della storia Sabauda. Venivano frequentate soprattutto dai nobili che potevano passeggiare tra boutique e caffè anche nelle giornate di pioggia.
Dei “passage” parigini a Torino oggi ne restano solo tre esemplari:
- Galleria Subalpina (via Cesare Battisti 11). Al suo interno si trovano uno dei cinema (Cinema Romano) e uno dei caffè (Caffè Baratti e Milano) più antichi di Torino.
- Galleria Umberto I ( via della Basilica / Piazza della Repubblica). Fu sede dell’Ospedale Mauriziano, all’epoca (1575) il più grande di Torino. Oggi è sede di numerose attività commerciali
- Galleria San Federico (via Roma / via Bertola / via Santa Teresa). Fu la sede storica del quotidiano La Stampa e al suo interno vennero girate alcune scene del film “Profondo Rosso” di Dario Argento.
La bellezza di questi “passage” vale sicuramente una visita.
LUOGHI ESOTERICI O PORTAFORTUNA
Forse non tutti sanno che Torino viene anche chiamata la “città magica” perchè è sempre stata legata a leggende riguardanti la magia bianca e la magia nera.
Passeggiando per la città sono molti i simboli, porta-fortuna o al contrario legati al diavolo, che si possono incontrare; vediamo quali sono.
- Dito di Colombo (portafortuna). La leggenda narra che, strofinare il mignolo dell’effige di Cristoforo Colombo, porti molta fortuna. Torinesi e turisti ci hanno creduto a tal punto che, a furia di strofinare, si è dovuto provvedere alla sostituzione del dito! L’effige si trova presso la Prefettura in Piazza castello.
- Palle del Toro (portafortuna). In Piazza San Carlo, sulla pavimentazione proprio di fronte al caffè Torino (caffè storico), c’è l’effige di un toro in bronzo. Si dice che pestare gli attributi del toro o meglio, fare un giro di 360° in senso orario con un piede tenendo l’altro alzato, porti molta fortuna. Ovviamente non si ha alcun riscontro scientifico ma sono pochi i Torinesi che passano davanti all’effige senza dare una toccatina alle palle del toro. Non pensavamo fosse un’usanza così sentita ma abbiamo addirittura visto gente fermarsi in attesa del proprio turno; mai passare dal toro senza pestare le palle! Per osservare questa simpatica tradizione, basta sedersi nei tavolini all’esterno del caffè Torino gustando un aperitivo o una cioccolata e contare quanti scaramantici ci sono in città.
- Portone del diavolo (luogo esoterico). Si tratta di un portone intagliato nel 1675 il cui batacchio raffigura un diavolo che tiene in bocca un anello (la parte che viene usata per battere alla porta) formato da due serpenti. Il portone si trova in via XX settembre 40 che oggi è la sede della Banca Nazionale del Lavoro ma un tempo ospitava la Fabbrica dei Tarocchi. Sono molte le leggende legate a questo portone come quella che racconta che sia comparso magicamente una notte imprigionando uno stregone. Chissà, forse sono solo leggende, ma il n° civico del palazzo nel 1600 era il 15 che è lo stesso numero dell’ autobus che oggi passa in questa via e il 15 è il numero della carta dei Tarocchi legata al diavolo. Coincidenze?
- Occhi del diavolo (luogo esoterico). In via Lascaris c’è un palazzo sul cui pavimento esterno sono presenti fessure a forma di occhi. Teoricamente queste fessure dovevano servire da punti di sfiato ed illuminazione per i locali sotterranei; ma perchè questa strana forma? Se si pensa poi che questo palazzo è stato sede di una loggia massonica, il mistero di questi occhi si infittisce.
PRANZO DELLA DOMENICA: IL RITO DELLA BAGNA CAUDA E DEL FRITTO ALLA PIEMONTESE
Dopo aver camminato tutta la mattinata, ci è venuto un certo languorino.
Per il pranzo abbiamo organizzato una pausa davvero golosa per conoscere due capisaldi della cucina Piemontese.
La cucina piemontese comprende piatti nobili, nati alla corte dei Savoia (lo zabaione, il cioccolato, il bollito) e piatti contadini realizzati con ingredienti umili (la bagna cauda, la panissa, la finanziera ecc).
Durante il nostro pranzo abbiamo messo a confronto due di queste pietanze: la Bagna Cauda e il Fritto alla Piemontese.
BAGNA CAUDA
La Bagna Cauda è un piatto povero, nato nel Medioevo, quando i contadini festeggiavano l’arrivo del nuovo vino intingendo le verdure in una salsa calda a base di olio, acciughe e aglio.
Per via dell’abbondante presenza di aglio, la Bagna Cauda è stata per molto tempo un piatto bistrattato dai nobili; l’odore di aglio era sinonimo di appartenenza a classi sociali basse.
Oggi invece la Bagna è una delle eccellenze della cucina piemontese la cui ricetta originale è stata depositata nel 2005 presso un notaio di Costigliole d’Asti; un piatto che con pochi e semplici ingredienti è in grado di regalare sapori davvero particolari!
Da qualche anno la Bagna Cauda non è più famosa solo in Piemonte ma si è diffusa a livello Nazionale ed Internazionale.
Per i Piemontesi la Bagna Cauda non è solo un piatto tradizionale; è un vero RITO, un simbolo di convivialità!
Soprattutto con l’arrivo del freddo, è piacevole sedersi in casa con gli amici e fare quattro chiacchiere, magari proprio intingendo la verdura in questa salsa dal sapore inconfondibile.
Ma come si gusta?
Una volta preparata, la Bagna viene messa nel fojòt, e poi tenuta calda grazie alla presenza di una candela posta nella parte inferiore del contenitore.
Il fojòt è un tegame di terracotta smaltata che ricorda quello utilizzato per le bourguignonne.
La Bagna Cauda viene portata in tavola insieme alle verdure crude ( cardo, topinambur, verza, indivia) e a quelle cotte, lessate o arrostite, (patate, cavolfiore, cipolle, peperoni e barbabietole) per un piacere che può durare all’infinito!
Quando la salsa o le verdure iniziano a scarseggiare infatti, il fojòt viene rabboccato, si servono altri vegetali e si continua così fino a quando si è sazi.
Non dimentichiamoci però che, come abbiamo appena detto, la Bagna Cauda è un rito e, come tale, prevede diversi passaggi.
Ci si deve quindi ricordare di non abbuffarsi di verdure fino a scoppiare e di lasciare un posticino per gustare la Bagna fino in fondo.
Dopo le verdure infatti, il rituale prevede la cottura in salsa di una fettina di carne all’Albese (una sottilissima fetta di carne cruda) e poi di un tuorlo d’uovo.
L’uovo, mescolato con la salsa rimasta nel fojòt, forma una gustosissima cremina ideale per la scarpetta con il pane o i grissini piemontesi.
Se a questo punto pensate che il rito sia finito, vi sbagliate! Per digerire la Bagna Cauda, che è buonissima ma non certo leggera, viene servito un piatto di brodo caldo con qualche plin!
Assaggiare la Bagna Cauda è stata anche l’occasione per conoscere qualcosa in più sul Piemonte e le sue tradizioni.
Per esempio: vi siete mai chiesti come mai la cucina del Piemonte, che non ha sbocchi sul mare, è così ricca di acciughe? Ve lo sveliamo subito!
Un tempo il sale arrivava in Piemonte dalla vicina Provenza ma ad un certo punto, a causa dei dazi a cui era sottoposto, diventò carissimo e fu necessario trovare un escamotage per procurarselo ad un prezzo adeguato.
I Piemontesi cominciarono allora ad acquistare acciughe, che costavano molto poco, dalla Liguria e con queste a ricoprire il sale nelle botti.
Le acciughe piacquero a tal punto ai piemontesi che le inserirono in molte ricette!
FRITTO MISTO ALLA PIEMONTESE
Il Fritto Misto alla piemontese è un piatto contadino legato al momento della macellazione.
Un tempo veniva preparato il giorno di festa successivo all’uccisone dell’animale, friggendo le parti meno nobili come le frattaglie.
Anche oggi il Fritto Misto alla Piemontese è legato ai pranzi di festa della domenica anche perchè, richiedendo una preparazione molto lunga, è una ricetta che mal si sposa con la vita frenetica di tutti i giorni.
Il Fritto alla Piemontese è tradizionalmente composto da almeno 12 differenti pezzi per persona (che però facilmente salgono a 20) tra cui: fettine di vitello; salsicce di maiale, fegato, animelle, cervella di vitello, lumache, rane, verdure, amaretti, budino al cioccolato, crema, mele, semolino, biscotti ecc.
La particolarità di questo piatto infatti è quella di prevedere la frittura anche di ingredienti dolci da abbinare a quelli salati.
Essendo un piatto di “recupero”, il Fritto Misto alla Piemontese può variare i suoi ingredienti a seconda della disponibilità di chi lo prepara, mantenendo però alcuni punti fermi.
Esistono anche diverse scuole di pensiero su come deve essere servito: qualcuno dice che va servita una portata per volta, partendo dai salati e terminando con i dolci. Altri invece portano a tavola un bel vassoio di fritto caldo e il commensale passa dal dolce al salato durante tutto il pasto scoprendo il sapore solo dopo aver morso i vari pezzi.
Quest’ultima modalità può sembrare un po’ azzardata ma, noi che l’abbiamo provata, possiamo dirvi che è una vera scoperta, un’esplosione di sapori ad ogni morso.
ANTICA TRATTORIA CON CALMA
Bagna Cauda e Fritto misto alla Piemontese, sono due piatti che vanno assaggiati con calma, prendendosi tutto il tempo per gustarli e per conoscerli.
Quale miglior posto per assaggiarli dell’ Antica Trattoria con Calma ( https://www.concalma.it/)
E’ qui che abbiamo deciso di fare il nostro pranzo della domenica assaggiando due simboli della cucina Piemontese.
L’Antica Trattoria con Calma si trova ad una decina di minuti in auto dal centro di Torino ma, pur non allontanandosi molto dal cuore della città, si viene catapultati in un ambiente completamente differente. La Trattoria infatti è in collina, immersa nel verde e nel silenzio; il preludio di una magnifica esperienza!
La trattoria dispone di una veranda, in inverno coperta e riscaldata, e di piccole sale interne arredate in modo semplice ma curate in ogni piccolo dettaglio.
E’ proprio in una di queste salette che la sig.ra Renata, la proprietaria, ci ha accolti facendoci sentire come a casa e raccontandoci tanti aneddoti sui piatti e sulle loro origini.
Da ottimi padroni di casa, la sig.ra Renata e il personale di sala, sono attentissimi agli ospiti, facendoli sentire a proprio agio e, a volte, anche anticipando le loro esigenze; cosa sempre più difficile da trovare.
Oltre a Bagna Cauda e Fritto misto alla Piemontese, all’ Antica Trattoria con Calma si trova un’ampia scelta di piatti della tradizione, tutti rigorosamente preparati in casa.
Un pranzo o una cena all’ Antica Trattoria con Calma è sicuramente un’esperienza da provare per trascorrere qualche ora di tranquillità assaporando ottimo cibo e buon vino!
POMERIGGIO A CACCIA DI TORET!
I Torèt sono le fontanelle tipiche di Torino, di color verde bottiglia e con una bella testa di toro sul davanti.
Da qualche tempo “gareggiano” fianco a fianco con la Mole Antonelliana per accaparrarsi il titolo di “SIMBOLO” della città tanto che, nei negozi di souvenir e sulle bancarelle, compaiono, oltre a modellini della Mole, anche quelli dei simpatici Torèt.
Non si sa di preciso quando siano stati installati i primi Torèt ma quel che è certo, è che dissetano e rinfrescano tutti gratuitamente.
I torinesi ne sono particolarmente affezionati tanto da ribellarsi a diverse proposte comunali che volevano modernizzare le fontanelle facendole dipingere da artisti o sostituendole con modelli stilizzati.
Oggi a Torino ci sono più di 800 Torèt sparsi per la città ed è stata anche sviluppata un’applicazione per smartphone, I love Toret https://ilovetoret.it/it/ ,che è in grado di dirci esattamente, semplicemente inserendo la via, dove si trova il Torèt più vicino.
Ma I Love Torèt è anche il nome di un progetto nato qualche anno fa con l’intento di preservare questo simbolo così importante.
Attraverso l’applicazione indicata sopra infatti, si può adottare gratuitamente un Torèt ( anche più di uno!) e segnalare eventuali anomalie, danneggiamenti ecc.
Noi abbiamo adottato quello che si trova nel parco di fronte alla casa dove abbiamo alloggiato; sicuramente il souvenir più bello e originale di sempre.
E se pensate che i Torèt possano costituire uno spreco idrico, possiamo dirvi che, negli ultimi anni, sono stati allacciaci alla rete idrica proprio per ridurre al minimo le perdite d’acqua.
CENA ALLA GELATERIA PIU’ PICCOLA D’ITALIA
Il pranzo è stato decisamente abbondante così, per la cena, abbiamo deciso di stare leggeri e di mangiarci solo un gelato, ma non un gelato qualsiasi!
Per la nostra cena a base di gelato abbiamo scelto un posto davvero particolare; la gelateria più piccola di Torino e sicuramente una delle più piccole al mondo!
Si tratta della decima gelateria del Maestro Alberto Marchetti che ha ricevuto 3 coni Gambero Rosso grazie alla qualità dei suoi prodotti.
All’interno di questa gelateria da Guinness World Record (8,5 mq), si trovano 16 gusti di gelato lavorati con cura per garantirne una qualità ineccepibile.
A partire dagli ingredienti che vengono scelti sempre freschi, di alta qualità e spesso anche attingendo da presidi Slow Food.
Il risultato è un gelato con un gusto che riempie la bocca in un’esplosione di sapori e che riporta la mente ai gusti autentici di un tempo.
Per questa mini-gelateria, Alberto Marchetti ha scelto una location singolare. Una torretta in mattoni rossi dalla quale il gelato viene servito attraverso le grate di una finestra.
La gelateria aperta 7 giorni su 7 dalle 12.00 alle 24.00, fa parte del locale M** BUN Aquatica che sorge proprio di fronte alla piscina e al centro sportivo in Corso Galileo Ferraris, 290.
M**BUN in piemontese vuol dire “solo buono” ed è uno slow fast food italiano. Un’idea innovativa in cui si servono piatti tipicamente da fast food, in versione slow food utilizzando carne piemontese proveniente dagli allevamenti a km zero, pane a lievitazione naturale, patate non surgelate, birra artigianale ecc.
Per altre info su questo ristorante vi lasciamo il link https://www.mbun.it/
GIORNO 3
MOLE ANTONELLIANA E MUSEO DEL CINEMA
Per il terzo giorno abbiamo deciso di dedicare la mattinata alla visita del museo del cinema che si trova all’interno della Mole Antonelliana.
La Mole è il simbolo della città di Torino ed è stata progettata da Alessandro Antonelli al quale gli ebrei avevano commissionato la realizzazione di un tempio con una scuola annessa.
La costrizione dell’edificio iniziò nel 1863 e, dopo 6 anni, si completò parzialmente raggiungendo un’altezza di 70m. I numerosi costi aggiuntivi richiesti però, fecero sì che la Comunità Ebraica decise di vendere l’edificio al Comune di Torino.
Nelle mani del Comune, la Mole Antonelliana continuò la sua crescita; nel 1873 venne aggiunto il “Tempietto” raggiungendo i 90m d’altezza, poi venne aggiunta una terminazione appuntita che portò la Mole a 113m.
Poco prima di morire, Antonelli decise di terminare la guglia con una stella a cinque punte e con la statua del “Genio Alato”, simbolo dei Savoia.
Dopo la sua morte, i lavori vennero seguiti dal figlio e, nel 1889, la Mole venne inaugurata con una cerimonia solenne diventando la costruzione in muratura più alta del mondo.
Nel ‘900, in seguito ad avverse condizioni atmosferiche, la Mole subì diverse revisioni e oggi è alta 167,5m.
Da luglio del 2000, la Mole Antonelliana ospita il Museo del Cinema.
La visita parte dalla sezione dedicata all’Archeologia del cinema; qui, attraverso una serie di esperienze interattive, si può scoprire come sono nati i film.
Il percorso all’interno del museo si sviluppa a spirale su più livelli che salgono verso l’alto e che permettono di ammirare più di un milione di opere.
Prevedendo molte aree interattive, il Museo del Cinema piace molto anche ai bambini che possono così imparare divertendosi.
Durante la nostra visita al Museo del Cinema, abbiamo potuto ammirare la mostra temporanea dedicata Tim Burton (fino al 7/4/24). E’ la prima volta che questa mostra viene esposta in Italia e abbiamo potuto così apprezzare le sue opere; più di 500 lavori raramente o mai visti prima, come le bozze che hanno poi dato vita ai meravigliosi film che tutti conosciamo.
Dall’interno del Museo è anche possibile prendere un’ ascensore che, in meno di 1 minuto, raggiunge la terrazza panoramica della Mole posta a 85m d’altezza. Da questa posizione si gode di una vista incredibile sulla città e, nelle giornate limpide, anche sull’arco alpino!
L’ascensore panoramico non è incluso nel biglietto del Museo del Cinema.
Si può quindi decidere di acquistare:
- solo il biglietto per il museo del cinema
- solo il biglietto per l’ascensore
- la combo museo+cinema
La visita alla terrazza panoramica è un’esperienza emozionante.
Per altre informazioni relative al Museo o all’ascensore, vi lasciamo questo indirizzo: Museo Nazionale del Cinema (museocinema.it)
PRANZO AL CAFFE’ MULASSANO PER SCOPRIRE DOVE SONO NATI I TRAMEZZINI
Usciti da un edificio monumentale come la Mole, non potevamo certo accontentarci di un pranzo in un luogo qualsiasi.
Abbiamo quindi deciso di recarci al Caffè Mulassano, un caffè storico nel quale nel 1926 Angela Nebiolo, volendo offrire ai suoi clienti un prodotto innovativo, inventò quello che qualche anno dopo Gabriele d’Annunzio, chiamò tramezzino.
Ancora oggi, in questo locale storico, i tramezzini vengono prepararti con la stessa cura e le stesse caratteristiche di un tempo; potevamo non assaggiarli?
Il Caffè Mulassano si trova in Piazza Castello, vicino alla splendida Galleria Subalpina, è piuttosto piccolo (31 metri quadri) per cui non è facile trovare posto a sedere ma vale la pena provare, se non altro per ammirare lo sfarzo degli arredi di straordinaria bellezza.
Il Caffè è infatti caratterizzato suppellettili in bronzo, legno e ottone, ed è dotato di un’ intramontabile charme.
Una curiosità del Caffè Mulassano è l’ orologio che decreta chi pagherà il conto. Pigiando un pulsante infatti le lancette si fermeranno su un numero; chi ottiene il n° più alto pagherà il conto!
VERMUT EXPERIENCE
Una delle esperienze sicuramente da provare se ci si trova a Torino è la Vermut Experience.
Il Vermut è un particolare vino aromatizzato nato a Torino nel 18° secolo. La parola Wermuth in tedesco sta ad indicare l’ Arthemisia absinthium (assenzio) che è la principale erba con cui si aromatizza questa bevanda.
Era il 1786 quando Antonio Benedetto Carpano decise di aggiungere erbe e spezie al vino moscato, creando così il Vermut, l’aperitivo torinese per eccellenza.
Inizialmente il Vermut veniva servito solo liscio, mentre oggi è anche alla base di molti cocktail famosissimi come l’Americano e il Negroni.
Assaggiare quindi questa storica ed incredibile bevanda, magari proprio in uno dei caffè storici, è un’esperienza che non si può perdere.
Certo, non è adatta ai bambini ma, mentre mamma e papà fanno un’aperitivo, i più piccoli possono gustare una golosa merenda.
La Vermut Experience, è un altro rituale legato al cibo che la città di Torino ci regala. Vengono serviti in purezza diversi tipi di Vermut, dall’ extra-dry al dry, dal rosso all’ambrato e ovviamente di varie marche disponibili sul mercato.
Vi è anche la possibilità di ordinare un cocktail per assaporare questo vino in una veste differente e il tutto abbinato a cibi della tradizione.
Per la nostra Vermut Experience abbiamo scelto il Caffè Fiorio.
Fiorio è una caffetteria molto elegante, con sedie foderate di velluto rosso, stucchi dorati, pareti tappezzate e tanti specchi, inseriti all’epoca per dare luce alle stanze buie.
Si trova in via Po, una strada piuttosto trafficata ma, basta aprire le porte di questo caffè per fare un salto nella storia e immaginarsi seduti al tavolo con Covour a parlare di politica.
Esistono comunque tantissimi locali che aderiscono all’iniziativa e in questa pagina scoprirete quali sono (Elenco locali ExtraVermouth.xlsx (turismotorino.org))
Oltre ai caffè storici che servono Vermouth come un tempo, a Torino si trovano almeno altri due luoghi legati alla tradizionale produzione del vino aromatizzato.
Il primo è in via Via Maria Vittoria 4 ed è Palazzo Asinari di di San Marzano, oggi conosciuto come Palazzo Carpano, dove ha sede l’Antica Fabbrica di Vermut Giuseppe Carpano. Si tratta di una meravigliosa e particolare struttura con colonne a spirale che avremmo voluto visitare. L’antica fabbrica però non è sempre aperta al pubblico ma solo nelle giornate FAI di primavera.
L’altro luogo invece si trova davanti alla stazione di Porta Susa ed è il PUT e MES, un’opera tutta nera che raffigura una mezza sfera con sopra una sfera intera; un punto e un mezzo punto.
Il PUT e MES è un’aperitivo formato da un punto di dolce (il Vermouth) e mezzo di amaro (la china). Si dice che questo mix sia nato grazie ad un agente di borsa che nel 1870 era seduto alla bottega Carpano mentre pensava alla variazione della quotazione in borsa di un punto e mezzo.
Quando il barista della bottega Carpano chiese all’agente cosa volesse bere, questo gli rispose distrattamente quello a cui stava pensando; la variazione della borsa di un punto e mezzo.
Per celebrare questo aperitivo, il pubblicitario Armando Testa decise di regalare alla città questa bellissima scultura.
CENA TIPICA: TRATTORIA GNOCCHERIA PIEMONTESE
Il Piemonte gode di una delle tradizioni culinarie più apprezzate di tutta Italia, fatta non solo di ricette gustose ma anche di veri e propri Riti che si celebrano comodamente seduti attorno ad un tavolo.
Nei pochi giorni che abbiamo trascorso a Torino però, abbiamo anche capito che assaggiare la cucina piemontese non è sempre economico, soprattutto se si viaggia in famiglia.
Abbiamo quindi voluto proporvi un ristorante, o meglio una trattoria, dove gustare ottimi piatti pagando il “giusto” prezzo!
Si tratta della Trattoria Gnoccheria Piemontese in via Napione 45, un locale storico, nato quasi 80 anni fa, nel quale assaporare piatti genuini in porzioni abbondanti.
Il locale è arredato in modo semplice, è pulito e il personale è molto gentile e disponibile.
Alla Trattoria Gnoccheria Piemontese si trovano tutti i piatti della tradizione come l’antipasto tipico, il bollito servito con le sue salse preparate in casa, il fritto misto alla piemontese, la bagna cauda e tanto tanto altro ancora.
Ma la vera specialità di questa trattoria sono i primi piatti (TUTTI FATTI IN CASA) ed in particolare gli GNOCCHI; mai assaggiati così buoni!
Noi abbiamo provato quelli alla Valvaraita, preparati ancora con un’antica ricetta tramandata di generazione in generazione e conditi con Tome Della Valvaraita e Castel Magno; da non perdere!
Ma abbiamo detto che si paga poco…quanto?
Un primo piatto costa circa 7,00 euro ed è davvero abbondante…i bambini potrebbero anche dividerlo. Difficile trovare questi prezzi in città!
E i dolci? Abbiamo scelto il BONET, il dolce tipico piemontese per eccellenza; davvero spaziale!
GIORNO 4
COLAZIONE DA ORSO LABORATORIO CAFFé
Siamo nel quartiere di San Salvario, sulla sponda sinistra del Po e vicino al Parco Valentino dove trascorreremo la nostra mattinata.
Abbiamo scelto di fare colazione da Orso Laboratorio Caffè Orso Laboratorio Caffè Torino per gli amanti del caffè – Home (orsolaboratoriocaffe.it). Non si tratta di una semplice caffetteria ma di un vero laboratorio nato per creare la cultura del caffè in una popolazione che ormai trangugia questa bevanda senza nemmeno sentirne il sapore.
Il locale è arredato in modo davvero particolare ma non è molto grande pertanto, negli orari di punta, si può anche rischiare di attendere il proprio turno.
Quello che maggiormente ci ha colpito di questo laboratorio sono le tazzine degli abituè, perfettamente disposte sulle mensole in attesa di essere riempite con la calda e fumante bevanda e i silos contenenti caffè proveniente da ogni parte del mondo da cui si può scegliere dove viaggiare attraverso il gusto e l’aroma.
In famiglia però l’unico amante del caffè è Enzo perciò, siamo sinceri, da Orso Laboratorio Caffè siamo andati non tanto per assaggiare il caffè, quanto per leggere i fondi delle tazzine!
Dopo aver assaporato il caffè infatti, sul fondo della tazzina scoprirete un numero associato ad una frase. Sarà divertente conoscere cosa vi riserva il futuro!
La frase che Orso Laboratorio Caffè ci ha regalato è questa:
Semina un pensiero felice e osservalo crescere
Ed è con questa frase in mente e nel cuore che affronteremo la giornata!
MATTINATA AL PARCO VALENTINO
Vista la bellissima giornata di sole che la città ci ha regalato, decidiamo di trascorrere la mattinata nella natura. Quale miglior location del Parco Valentino?
Il Parco Valentino è sicuramente l’area verde più famosa di Torino. Si trova sulla sponda sinistra del Po e si estende per 420.000mq distinguendosi per la ricchezza del patrimonio naturalistico!
Il Parco ha accesso gratuito ed è quindi molto apprezzato sia dai Torinesi, che possono trovare qui un’oasi di pace in cui passeggiare, fare sport o semplicemente rilassarsi, sia dai turisti che arrivano al Valentino per godere delle sue bellezze.
Il nome del Parco nasce nel XIII secolo, quando in quest’area era stata costruita una cappella dedicata a San Valentino che custodiva alcune reliquie fatte arrivare da Terni. Successivamente la chiesa venne distrutta e le spoglie di San Valentino spostate nella chiesa di San Vito ma il parco mantenne il suo nome.
Sono molte le attrazioni che il Parco Valentino offre ai visitatori:
- Il Castello del Valentino patrimonio dell’ UNESCO dal 1997. La sua struttura, che richiama quella dei castelli francesi della Loira, oggi è sede della Facoltà di Architettura
- Il Borgo Medievale. Una ricostruzione allestita per rendere omaggio alle tradizioni storiche del Piemonte. Oggi (2024) il Borgo è chiuso per restauro
- Il Giardino Roccioso e il Giardino Montano. Contengono più di 200 specie di piante ed arbusti, fontane, ruscelli e possono essere visitati negli orari di apertura del Borgo Medievale
- Numerose statue e fontane. Molto originale è quella dei lampioni innamorati
Ma all’interno del Parco Valentino vivono anche molti animali ed in particolare gli scoiattoli grigi, arzilli e pimpanti anche in inverno; pare non vadano in letargo.
Ce ne sono davvero tantissimi, non ce ne aspettavamo tanti, e la cosa incredibile è che non hanno paura di avvicinarsi all’uomo!
Anzi, se avete qualcosa da offrirgli, vi saliranno letteralmente addosso.
I chioschi vendono bicchierini con le arachidi di cui gli scoiattoli vanno ghiotti e indovinate un po’ come abbiamo trascorso la mattinata? Ovviamente facendo amicizia con questi simpatici animaletti.
Qualcuno ci ha detto che tendono a mordere. A noi non è successo ma…fate sempre attenzione!
All’interno del Valentino ci sono un paio di chioschi aperti dalla tarda mattinata e perfetti per il pranzo o l’aperitivo.
Se desiderate però qualcosa di più particolare però, vi consigliamo l’Imbarchino un locale davvero molto suggestivo che si affaccia sul Po.
L’Imbarchino presenta un’ampia area esterna, ideale per l’estate, e un’area interna invece non molto ampia ma decisamente accogliente!
Entrare all’Imbarchino è stato come passare ad una dimensione parallela fatta di silenzio e tranquillità di fronte ad una vista stupenda!
Sarà perchè ci siamo andati in una mattinata feriale? Dicono infatti che, soprattutto d’estate, il locale sia preso d’assalto da giovani che arrivano all’Imbarchino per stare insieme, per prendere il sole, per ascoltare la musica live o…per studiare!
Perchè all’Imbarchino c’è anche un’aula studio dove generazioni di giovani studenti abbiano preparato i loro esami universitari!
L’Imbarchino è aperto dalle 9.00 del mattino fino a tarda notte e si può fare dalla colazione alla cena. Noi ci siamo fermati per la colazione e devo dire che i piatti erano curati ed abbondanti.
Non viene fatto servizio al tavolo (qualcuno potrebbe scandalizzarsi) ma questo si addice al mood molto giovanile del locale.
Se volete altre informazioni su questo posto sbirciate nella loro pagina web Imbarchino – un luogo meraviglioso
MERENDA REALE
Torino, la Capitale più antica d’Italia, la città dei Savoia, la città Reale per eccellenza; è qui che, nel 1700, è nata la Merenda Reale.
Alla Corte Sabauda infatti, si erano inventati un goloso rito per spezzare la fame dei Reali sia tra il pranzo e la cena, che dopo cena.
La Merenda Reale era inizialmente costituita da cioccolata calda (fatta secondo la ricetta originale con cioccolato fondente e acqua) servita con i tradizionali biscotti “bagnati”, ideali per essere inzuppati. Tra i “bagnati” si trovano savoiarde, canestrelli, torcetti, amaretti, ventagli di pasta sfoglia, baci di dama e novaresi a cui molto spesso si aggiungevano torroncini, gianduiotti e cri-cri.
Quasi 100 anni dopo, quando a Torino hanno iniziato a fiorire i caffè come luogo d’incontro politico e culturale, alla merenda a base di cioccolata si aggiunse il Bicerin diventato poi tipico di Torino.
Si tratta di una bevanda calda e analcolica fatta da tre golosi strati che restano ben separati l’uno dall’altro all’interno di un iconico calice.
I tre strati sono caffè, cioccolata e fior di latte e c’è chi dice che per gustarli al meglio non vadano mischiati ma lasciati ben separati tra loro.
Oggi, come più di 300 anni fa, è possibile gustare la Merenda Reale all’interno di alcuni caffè storci di Torino; un prelibato tuffo nel passato!
Sono diversi i caffè storici che offrono la Merenda Reale; noi abbiamo scelto di degustarla al Caffè Reale Torino, un caffè che si trova all’interno della CORTE D’ONORE DEL PALAZZO REALE.
In questo edificio vengono custodite le preziose collezioni Sabaude; meravigliosi oggetti risalenti anche al 700.
Gustare la Merenda Reale in questa cornice unica mi ha fatto subito immaginare di essere una principessa e di passeggiare sotto i Portici del Palazzo Reale come facevano i Savoia 300 anni fa; provare per credere!
Il costo della Merenda Reale al Caffè Reale Torino (Piazzetta Reale 1 – Torino) ha un costo di 12 euro (che più o meno è il costo che si trova anche in altri caffè storici).
Oltre al Caffè Reale Torino, la Merenda Reale viene servita anche da:
Caffè Rivoli (Piazza Mafalda di Savoia – Rivoli); Caffetteria Orangerie Gerla 1927 (Corso Vittorio Emanuele II, 88); Caffè Elena (Piazza Vittorio, 5 – Torino); The Tea – Torrefazione Moderna (Via Corte d’Appello, 2 – Torino); Gelateria Pepino (Piazza Carignano, 8 – Torino); Caffè Fiorio (Via Po, 8, 10123); Caffè Platti 1875 (orso Vittorio Emanuele II, 72).
Noi abbiamo provveduto a prenotare la merenda anche se ci hanno detto che, nei weekend, viene servita a seconda della disponibilità del locale.
Vi suggeriamo comunque, dopo aver scelto il caffè storico nel quale vorrete provare questo rito, di telefonare per non rischiare di rimanere senza.
CENA: LA MERENDA SINOIRA
Pensavate che i riti legati alla tradizione culinaria Piemontese fossero finiti?
Vi sbagliavate! Dopo la Merenda Reale ricca di dolci, siamo passati al rito della Merenda Sinoira, prevalentemente salata.
La Merenda Sinoira è una tradizione contadina che noi abbiamo definito l’antenato dell’apericena ma che si consumava già nella metà dell’800 quando ancora non si sapeva nemmeno cosa fosse l’aperitivo.
Si tratta di uno spuntino freddo che i contadini usavano per spezzare la lunga giornata di lavoro nei campi. Per tradizione la Merenda era legata ai mesi in cui si lavorava in campagna (da Marzo a Settembre) e veniva consumata intorno alle 17,00 per arrivare con un po’ di energia all’ora di cena.
Spesso la Merenda Sinoira era composta da pane, formaggi e salumi che i contadini portavano sui campi ben chiusi in un tovagliolo.
Più ricca era invece la Merenda che veniva consumata nelle aie al termine di un lavoro comune. Le famiglie contadine infatti si aiutavano spesso nell’esecuzione di lavori al termine dei quali era usanza festeggiare.
Era in occasione di questi festeggiamenti che, oltre a salumi e formaggi, comparivano anche le verdure e gli antipasti piemontesi.
Il termine Merenda Sinoira deriva da Sin-a (che in dialetto piemontese significa Cena) e Merere (dal latino meritare); un tempo quindi, per poter consumare la merenda, bisognava meritarsela lavorando duramente nei campi.
Fortunatamente oggi si può gustare la Merenda Sinoira anche senza fare tanta fatica; basta sedersi comodamente al tavolo di uno dei tanti locali che ancora la propongono.
Noi abbiamo scelto di all’ Osteria Rabezzana (Osteria-Enoteca Rabezzana | Cucina Piemontese Torino centro (osteriarabezzana.it)) o meglio il Pastificio Giustetto (Pastificio Giustetto — Pasta fresca dal 1890).
L’osteria e il pastificio sono da sempre due locali attigui, l’uno (l’osteria) appartenente alla famiglia del padre dell’attuale proprietario, l’altro (il pastificio) della famiglia della madre.
Recentemente i due locali si sono uniti mantenendo però una propria identità!
Nel pastificio Giustetto ogni giorno si producono e vendono prodotti gastronomici e pasta fresca della tradizione ed è proprio qui che oggi ci si può fermare per assaggiare la Merenda Sinoira respirando la storia ultra centenaria di questo luogo.
Proprio perchè ci troviamo all’interno di un negozio, tra affettartici e banchi frigo, i tavoli a disposizione degli ospiti sono pochissimi; vi consigliamo quindi di prenotare per tempo.
Il menù della Merenda Sinoira, in quanto strettamente legato ai prodotti locali, varia molto a seconda della zona del Piemonte in cui viene assaggiata.
Nel nostro caso era così strutturata: salumi e formaggi, acciughe al verde, tomini, peperoni con bagna cauda, giardiniera, insalata russa, vitello tonnato, carne all’albese, e Bonet. Il tutto annaffiato da ottimo vino consigliato dalla sommelier dell’osteria/enoteca Rabezzana.
Il costo della Merenda Sinoira all’ Osteria Rabezzana è di 28 euro a persona ma vi assicuriamo che è una vera e propria cena; quella sera non abbiamo proprio mangiato altro!
L’Osteria enoteca Rabezzana, invece, oltre a vendere ottimo vino e distillati, offre anche la possibilità di fermarsi per degustare un’ottima cena fatta di piatti della tradizione e ricette innovative. L’arredo del locale è ben curato ed originale, con tavoli realizzati su botti di legno.
GIORNO 5
MATTINATA AL QUARTIERE CAMPIDOGLIO
Finiamo in bellezza il nostro viaggio a Torino visitando uno dei quartieri più particolari della città: il quartiere Campidoglio.
Questa zona di Torino viene anche detta Borgo Campidoglio perchè è formata da piccole case con cortili, aree verdi con giochi per i bambini e piccole vie con botteghe artigianali che la rendono più simile ad un paese di campagna che non ad un quartiere di una grande città.
La caratteristica però che ha reso famosa questa zona, è la presenza di tantissimi murales e installazioni artistiche realizzati sui muri delle case, sulle serrande dei negozi, sulle panchine e in molti altri luoghi ancora.
Oggi Borgo Campidoglio è sede del MAU – Museo d’Arte Urbana di Torino, il primo museo di arte contemporanea all’aperto in un centro urbano d’Italia.
Passeggiando tra le vie di questo centro abitato avrete la possibilità di vedere più di 170 opere realizzate da numerosi artisti provenienti da ogni parte del mondo; è qualcosa di veramente incredibile!
Il Borgo può essere visitato in autonomia e gratuitamente; prendetevi almeno un paio d’ore per scrutare ad ogni angolo bellissime opere!
Per una lista completa delle installazioni e della loro posizione all’interno del Borgo, potete consultare questo sito Mappa – MAU (museoarteurbana.it)
In alternativa, il MAU organizza visite guidate. Per maggiori informazioni potete scrivere all’indirizzo e-mail info@museoarteurbana.it oppure visitare il sito ufficiale del MAU Torino.
PRANZO DA PlinTo
Per il pranzo abbiamo scovato un posticino davvero pazzesco; siamo stati da PlinTo (https://plintoravioli.it/ ) dove il raviolo della tradizione Piemontese viene servito in un ambiente super moderno con pareti colorate e luci al neon.
I ravioli del plin sono un delizioso primo piatto di pasta fresca all’uovo con ripieno di carne e verdure. Hanno una forma più piccola del classico raviolo o dell’agnolotto e il loro nome deriva dal gesto di pizzicare la pasta con le dita per racchiudere il ripieno tra un raviolo e l’altro.
I ravioli del Plin sono stati ufficialmente riconosciuti come piatto tradizionale italiano ma da Plin To la tradizione incontra l’innovazione!
In questo locale allegro e giovanile, si possono infatti trovare i classici Plin al sugo d’ arrosto ma anche quelli nella versione fusion come i Gyoza Plin (Giappone), i Kofta Plin ( Turchia) e tanto altro ancora.
I plin possono essere ordinati sia nella versione “asciutta” che in brodo e si possono scegliere porzioni intere o le mezze porzioni perfette per i bambini o per chi, come noi, vuole assaggiare più ricette.
Un’ ottima soluzione per i golosi è anche l’ APERIPLINTO un’ idea originale con tre assaggi differenti.
I ravioli vengono preparati freschi tutti i giorni e proposti anche nella versione DOLCE come lo STRUDEL PLIN, TIRAMI PLIN, SEADA PLIN, CHEESECAKE PLIN ecc.; in cui alcune ricette italiane ed Europee vengono trasformate in raviolo.
E se i Plin vi sono piaciuti al punto da volerli portare a casa? PlinTo ha inventato TU CHEF!
Come funziona?
Una doppia porzione di Plin viene consegnata surgelata insieme a due dischi del sugo abbinato e alle istruzioni per preparare un’ ottimo piatto.
Per ora sono disponibili nella versione TU CHEF solo alcune ricette ma in futuro…. chissà!
Vi abbiamo incuriositi? Siete pronti ad assaggiare la versione moderna dei Plin?
DOVE ALLOGGIARE A TORINO
Vi abbiamo raccontato le bellezze di questa città, a nostro avviso ancora molto sottovalutata, ma dove alloggiare per poterla visitare?
Noi abbiamo scelto, come spesso facciamo, di soggiornare in un appartamento che, con i bambini, ci sembra sempre la soluzione più comoda.
In particolare abbiamo scelto Urban Jungle Torino (bed-and-breakfast.it) che abbiamo definito un angolo di giungla nel cuore della città!
Si tratta di un alloggio insolito, un appartamento arredato con uno stile unico ed è davvero super moderno! Pensate che per entrare ed uscire da casa vi basterà utilizzare un’ App. Se non siete tecnologici comunque non preoccupatevi perchè le chiavi sono sempre a vostra disposizione.
Urban Jungle Torino è un appartamento pulito e luminoso.
E’ perfetto per una famiglia ma può ospitare fino a 7 persone. Va benissimo per un weekend ma è ideale anche per lunghi soggiorni in quanto c’è tutto il necessario per sentirsi come a casa.
La cucina è attrezzata tutto con l’ occorrente per cucinare (nel caso non vi andasse di uscire) : Forno, microonde, lavastoviglie, pentole, piatti ecc e tutto davvero ben curato.
Troverete anche un’ aspirapolvere e un ferro da stiro a caldaia, così non ci si potrà più lamentare dei panni stropicciati dopo un viaggio!
Nel bagno, oltre agli asciugamani, sono a disposizione degli ospiti i dispenser di sapone e shampoo.
C’è veramente tutto!
Le due camere da letto poi sono il pezzo forte:
la banana room per i bambini e la Tiger room per gli adulti
Urban Jungle Torino si trova in Via Gorizia, 176 , una zona tranquilla della periferia, ma ben collegata con il centro grazie agli autobus che passano proprio sotto casa.
L’unico difetto di questo alloggio (se volessimo proprio trovarne uno) è il parcheggio; a volte si deve cercare un po’!
Antonio e Grazia, gli HOST, sono davvero gentili e vi accoglieranno con un Book di benvenuto sul quale troverete tutte le info utili per trascorrere un piacevole soggiorno.
Urban Jungle Torino è un’ottima soluzione per soggiornare in città!
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